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The eyes of Tammy Faye: della fede e di altri demoni – Recensione del film con Jessica Chastain e Andrew Garfield

Titolo: The eyes of Tammy Faye
Genere: biografico
Anno: 2021
Durata: 2h 06m
Regia: Michael Showalter
Sceneggiatura: Abe Sylvia, Fenton Bailey, Randy Barbato
Cast principale: Jessica Chastain, Andrew Garfield, Cherry Jones, Vincent D’Onofrio

Sarebbe diventato famoso per molto di più che quel trattato sulla filosofia di Hegel scritto nel 1843. Cinque anni dopo Karl Marx avrebbe pubblicato Il Manifesto del Partito Comunista che ha scritto il suo nome nella storia. Eppure, una delle sue citazioni più famose non parla di economia. “La religione è l’oppio dei popoli” scriveva il severo filosofo tedesco. A rendersi conto che l’oppio da dipendenza e quella dipendenza può far fruttare soldi a chi sa venderla sono stati i predicatori televisivi. Come Jimmy e Tammy in The eyes of Tammy Faye.

The eyes of Tammy Faye: la recensione
The eyes of Tammy Faye: la recensione – Credits: Fox Searchlight Pictures

Dio ti ama anche quando ami i soldi

Presentato in anteprima come film di apertura della Festa del Cinema con la presenza in sala di Jessica Chastain e Vincent D’Onofrio, The eyes of Tammy Faye è uno di quei biopic che fanno affidamento sulle capacità di mimesi dei suoi interpreti. Basato sul documentario omonimo di Fenton Bailey e Randy Barbato, il film diretto da Michael Showalter ripercorre in modo piuttosto classico la vertiginosa ascesa e la rovinosa caduta di Jimmy e Tammy Faye Bakker. Due tipici esempi di quel fenomeno mediatico che in Italia non ha eccessiva fortuna, ma che negli Stati Uniti ha una risonanza tale da contare anche nelle elezioni politiche.

Che il nome di solo uno dei due sia nel titolo del film è una chiara dichiarazione d’intenti. The eyes of Tammy Faye mette al centro del suo racconto, infatti, proprio Tammy. Il suo sguardo diventerà iconico per le lunghissime ciglia finte e il trucco sempre marcato. Uno sguardo che doveva catturare in quella che era una recita curata nei minimi dettagli. Perché lo show di Jimmy e Tammy era quello della fede. Venduta con la stessa maestria del più abile imbonitore della fiera di paese. Trasformata in montagne di dollari che arrivavano dalle donazioni di chi credeva in loro anche più che in Dio. Sperperata in spericolare operazioni immobiliari da chi voleva sempre di più. Sprecata in acquisti infiniti all’insegna del kitsch e del cattivo gusto da chi trovava sempre un motivo per giustificarsi.

The eyes of Tammy Faye è il racconto quasi didascalico di come si nasca incendiari per diventare pompieri. La storia di due ragazzi che si incontrano mentre imparano come predicare il Vangelo e scoprono di pensarla allo stesso modo. Di due persone che credevano in un Dio che ti ama così tanto che ci tiene a fartelo vedere facendoti diventare ricco. Due personaggi che volevano parlare al mondo e finiscono per volere solo che il mondo li ringrazi facendoli arricchire. Dei truffatori che ingannavano gli altri restando però sempre convinti che l’esserci riusciti era una prova evidente che Dio li stava assolvendo.

The eyes of Tammy Faye è la storia di Jimmy e Tammy che volevano accendere il fuoco della fede nell’America che li guardava in tv, ma finiranno per spegnerlo con l’acqua di troppe bugie e scandali.

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The eyes of Tammy Faye: la recensione
The eyes of Tammy Faye: la recensione – Credits: Fox Searchlight Pictures

Una donna con mille volti dentro

Cuore pulsante e ammiccante di The eyes of Tammy Faye è sicuramente la protagonista del titolo. Fa presto, infatti, il film a mettere da parte la narrazione corale per puntare la sua attenzione sulla donna dalle lacrime sempre pronte a far colare teatralmente il mascara lungo il volto. Un carattere talmente eccessivo che è difficile da comprendere perché non si riesce a capire dove porre il confine tra la finzione e la realtà. Quanto di Tammy Faye era recita e quanto verità?

La Tammy bambina che cerca l’attenzione di una madre che la isola perché prova del peccato è la stessa che di quell’attenzione diventa ingorda da adulta? La giovane sposina che approva tra mille moine entusiaste ogni idea di un marito ancora insicuro è la sposa delusa che a quel marito non saprà come opporsi quando diventerà un traditore bugiardo? La figlia che vuole vedere i genitori contenti del suo successo è quella donna che si abbandona allo shopping compulsivo per soddisfare il suo ego appagato da tra troppe pasticche e successi effimeri? La cantante dai look sempre alla moda che trasforma in hit radiofoniche le lodi a Dio è l’anziana disperatamente alla ricerca di quella telecamera vista come un’amica a cui parlare per farsi ascoltare da tutti?

The eyes of Tammy Faye è il ritratto di un personaggio che viveva di contraddizioni insanabili che avrebbero lacerato chiunque. Ma non lei. Perché Tammy aveva il suo Dio a cui rivolgersi quando i dubbi diventavano troppi e le domande non avevano risposta. Un Dio la cui voce lei sentiva senza capire che spesso la bocca da cui arrivava era, in verità, soltanto la sua. Niente più di questo, ma quanto bastava per andare avanti un giorno ancora e poi un altro e un altro.

Nonostante tutto. Contro tutti. Perché non è finita finché non è finita.

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The eyes of Tammy Faye: la recensione
The eyes of Tammy Faye: la recensione – Credits: Fox Searchlight Pictures

Un film ad personam

Puntare tutto su un solo personaggio costringe The eyes of Tammy Faye a fare affidamento sul suo interprete affidandole la responsabilità di buona parte del giudizio finale sul film. Va bene a Michael Showalter che questo gravoso fardello cada sulle spalle capaci di una Jessica Chastain che nel progetto crede a tal punto da esserne anche coproduttrice. Il make up e gli innesti prostetici rendono l’attrice americana sempre più irriconoscibile mentre Tammy Faye diventa una caricatura di sé stessa. Ma a restare immutato è lo sguardo che esprime il suo caotico mondo interiore. È proprio dagli occhi di Jessica Chastain che emerge la figura viva di Tammy Faye in una prova pienamente convincente. Al punto che si potrebbe quasi pensare che il film sia stato scritto e pensato ad personam per (provare a) portare la sua interprete direttamente alla statuetta degli Oscar.

Diventa, quindi, una spalla di lusso Andrew Garfield che interpreta efficacemente Jimmy Bakker. L’ex Amazing Spider – Man è bravo a restituire la parabola morale di un uomo che finirà per arrampicarsi non sui muri, ma sugli specchi scivolosi che riflettono la sua degradazione per nulla amazing. Un plauso convinto va anche a Vincent D’Onofrio abile a rendere sgradevole quel Jerry Falwell che di Jim era l’idolo irraggiungibile infine superato e pertanto offeso e vendicativo. L’altra perla di The eyes of Tammy Faye è, comunque, Cherry Jones che interpreta la severa madre di Tammy. Una donna dallo sguardo impassibile che non può fare a meno di essere il grillo parlante inascoltato da una figlia che avrebbe avuto invece bisogno di una madre meno chiusa nel suo dissenso.

The eyes of Tammy Faye si lascia apprezzare anche per le soluzioni stilistiche di regia e fotografia che restituiscono lo stile e i colori della tv anni ottanta di cui i Bakker furono protagonisti. Tuttavia, pur con tutti i suoi indubbi meriti, il film non riesce a smarcarsi da quel fastidioso senso di già visto che va a minare il suo interesse. Scegliendo la strada del biopic più lineare e didascalico, l’opera di Showalter finisce per essere solo un nome in più in una lista piuttosto lunga. Un prodotto dalle buone potenzialità che preferisce mostrare quel che è stato invece che scavare nei perché di quel che è successo.

The eyes of Tammy Faye merita, comunque, di essere promosso. Perché quegli occhi sanno parlare meglio di mille dialoghi. In essi è facile perdersi nel mare in tempesta di una donna tanto enigmatica, forse anche per il suo Dio.

Winny Enodrac

In principio, quando ero bambino, volevo fare lo scienziato (pazzo) e oggi quello faccio di mestiere (senza il pazzo, spero); poi ho scoperto che parlare delle tonnellate di film e serie tv che vedevo solo con gli amici significava ossessionarli; e quindi eccomi a scrivere recensioni per ossessionare anche gli altri che non conosco

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