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Ealdgyth, spesso citata nelle fonti come Edith (Edith the Fair e Edith the Rich, traducibili come "Edith la Bella" e "Edith la Ricca"; nota anche come Edith Swan-neck, in antico ingleseEaldgȳð Swann hnesce, "Edith dal collo di cigno"; fl.XI secolo), è stata una nobildonnaanglosassone, prima consorte di re Aroldo II d'Inghilterra.
Ricca possidente dell'Anglia orientale, si sposò negli anni 1040 con l'allora conte Aroldo, rimanendo sua compagna per il ventennio successivo. L'unione avvenne more danico, tipo di matrimonio non riconosciuto dalla Chiesa, e quindi non ebbe mai uno status di piena ufficialità, che permise infine al marito di ripudiare nominalmente Edith attorno al 1066 per sposarsi cristianamente con Edith di Mercia per opportunismo politico. Dopo la morte del marito alla battaglia di Hastings, fu lei a riconoscerne il corpo straziato.
Si sa molto poco della figura di Edith, la quale ha comunque affascinato i contemporanei e i posteri, divenendo un personaggio dell'epica anglosassone e soggetto di numerose altre opere. All'unione con Aroldo sono attribuiti numerosi figli, continuatori della dinastia Godwin.
A seguito dell'armistizio dell'Italia, al Roma venne ordinato, assieme ad altre navi militari, di raggiungere l'isola sarda della Maddalena, come concordato con gli Alleati. La squadra navale italiana, tuttavia, fu attaccata da alcuni bombardieri tedeschi che, servendosi delle bombe radioguidate plananti Ruhrstahl SD 1400, affondarono la corazzata il 9 settembre 1943, provocando 1393 vittime tra cui lo stesso ammiraglio Bergamini. Nei suoi quindici mesi di servizio il Roma percorse 2 492 miglia in venti uscite in mare, senza partecipare a scontri navali, consumando 3 320 tonnellate di combustibile, rimanendo fuori servizio per riparazioni per 63 giorni.
Il 28 giugno 2012, dopo decenni di ricerche, il relitto della corazzata è stato rinvenuto a 1000 metri di profondità e a 16 miglia dalla costa nel golfo dell'Asinara.
Inizialmente calciatore, presto divenne uno dei primi e più capaci giocatori di tennis del XIX secolo, partecipando in maniera continuativa al torneo di Wimbledon dal 1878 al 1889, raggiungendo sei volte la finale durante gli anni 1880. A causa dell'egemonia nella competizione dei gemelli britannici William ed Ernest Renshaw, Lawford fu in grado di vincere il prestigioso torneo una sola volta, nell'edizione del 1887, battendo in finale proprio Ernest Renshaw, (che avrebbe vinto il titolo nella finale dell'anno seguente). Detiene, assieme ad Arthur Gore, il record di finali perse del singolare maschile di Wimbledon (cinque).
Oltre al titolo di Wimbledon, Herbert Lawford si aggiudicò numerose altre competizioni dell'epoca, tra le quali anche il doppio maschile del torneo di Oxford nel 1879, che poco più tardi si sarebbe affiliato a quello di Wimbledon. In totale nella sua carriera vinse dodici titoli tennistici, e fu il primo giocatore conosciuto a fare uso del topspin, sviluppando anche un colpo caratteristico, il "diritto Lawford".
Herbert Lawford, molto noto come sportivo a livello nazionale, favorì assieme ai fratelli Renshaw la popolarizzazione del tennis, e molti tennisti contemporanei e successivi si ispirarono al suo stile di gioco, precursore del moderno agonismo. Contribuì inoltre alla standardizzazione della disciplina, che grazie alla sua sperimentazione adottò modelli definiti di racchette e palline.
Il 4 agosto 1914, dopo aver compiuto un'azione di bombardamento contro le coste dell'Algeria francese, Souchon diresse verso il porto di Messina per rifornirsi di carbone, venendo avvistato dalle forze navali britanniche. Nel porto italiano apprese che non avrebbe potuto ricevere alcun tipo di aiuto né dall'Italia, dichiaratasi neutrale, né dall'Impero austro-ungarico, poiché la k.u.k. Kriegsmarine era impossibilitata a raggiungerlo in tempi utili. Il 5 agosto il Regno Unito dichiarò guerra alla Germania, e il 6 agosto l'ammiraglio tedesco decise quindi di rischiare e raggiungere in autonomia Costantinopoli, la capitale dell'Impero ottomano, in quel momento ancora neutrale ma che il 1º agosto aveva firmato un accordo di alleanza con la Germania. Per una commistione di fortuna e audacia, Souchon riuscì a sfuggire agli inseguitori britannici, e il 10 agosto entrò nei Dardanelli e riparò nel Mar Nero con il consenso del ministro della Guerra turco Ismail Enver. Per evitare problemi diplomatici con le potenze dell'Intesa, le due navi tedesche pochi giorni dopo entrarono a far parte della Marina ottomana con il nome di Yavuz Sultan Selim e Midilli, mentre Souchon divenne viceammiraglio della flotta turca e rimase al comando delle sue unità.
Questa azione fu uno dei fattori che contribuirono all'entrata in guerra dell'Impero ottomano contro la Triplice intesa, e permise alla flotta turca di poter intraprendere azioni offensive efficaci contro la flotta russa del Mar Nero durante la prima parte del conflitto.
Era uno dei potenziali eredi al trono del regno d'Inghilterra anglosassone, quando il padre prese il potere nel 1066. Dopo un breve regno tuttavia Aroldo fu sconfitto e ucciso nella battaglia di Hastings da Guglielmo il Conquistatore, e Magnus e la sua famiglia dovettero fuggire in Irlanda. Assieme ai fratelli Godwin ed Edmondo tentò di riconquistare il regno paterno con varie spedizioni, ma i loro tentativi fallirono.
Dopo pochi anni di Magnus si perdono le tracce. Se si esclude una sua morte in giovane età attorno al 1069, sono due le principali teorie sul suo destino: la prima sostiene che si sia fatto monaco nei vecchi domini paterni, mentre la seconda lo vuole emigrato nell'Europa orientale al seguito della sorella Gytha del Wessex, moglie del futuro Gran Principe di KievVladimir II. Assecondando quest'ultima tesi, Magnus si sarebbe integrato nella nobiltà slava e sarebbe quindi identificabile come Magnus, conte di Breslavia, oscura figura della Polonia medievale di cui si sa poco o nulla al di fuori delle citazioni nella Cronaca polacca di Gallus Anonymus.
Proveniente da un'agiata famiglia nobiliare, il suo percorso di vita ricalcò quello di san Francesco d'Assisi sull'onda del rinnovamento spirituale dell'epoca: dapprima giovane scapestrato, in seguito si convertì e si diede ad una vita di ascesi e penitenza. Visse tutta la vita in un eremo sul Pratomagno, acquisendo fama di domatore di lupi, animali con cui spesso è ritratto secondo il più noto miracolo a lui legato, ovvero l'ammansimento di un lupo che stava per divorare un bambino.
Dopo la sua morte la tradizione popolare cominciò a venerarlo come santo, anche se il suo culto non fu mai ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa cattolica. La venerazione di Torello conobbe comunque ampia diffusione nella zona dell'Appennino centrale, specialmente nel Casentino e in Romagna. Dopo che la Chiesa provò ad ostacolarne la memoria abolendo il suo culto nel 1595 dietro delibera di papa Clemente VIII, presto l'eremita fu riabilitato e infine confermato beato da papa Benedetto XIV nel 1752. È patrono del comune di Poppi e compatrono di quello di Forlì, e delle diocesi di Arezzo e Forlì. La sua festa si celebra il 16 marzo.