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U.S. Palmese: uno (scontato) atto d’amore verso il calcio minore del piccolo mondo – Recensione del film dei Manetti Bros con Rocco Papaleo

Titolo: U.S. Palmese
Genere: commedia
Anno: 2024
Durata: 2h
Regia: Manetti Bros
Sceneggiatura: Luna Gualano, Antonio Manetti, Marco Manetti, Emiliano Rubbi
Cast principale: Rocco Papaleo, Blaise Alfonso, Giulia Maenza, Lisa Do Couto Texeira, Aurora Calabresi, Claudia Gerini, Massimo De Lorenzo, Gianfelice Imparato, Massimiliano Bruno, Guglielmo Favilla, Claudio Futia

Chi ha avuto la fortuna di vedere U.S. Palmese in anteprima alla Festa del Cinema di Roma avrà magari anche ascoltato la breve introduzione che gli stessi Manetti Bros, registi e sceneggiatori di questo film, hanno fatto. Una presentazione tesa a sottolineare il proprio orgoglio di essere palmisani. E, d’altra parte, questa stessa frase compare prima dei titoli di coda sotto forma di ringraziamento che di Palmi è originaria e che la cittadina calabrese ha fatto vivere ai due fratelli nati a Roma.

Dedica non da poco dato che, a ben vedere, c’è poco più di questo tra le motivazioni per cui un film del genere è stato realizzato. E non è un complimento a due figli grati alla propria madre.

U.S. Palmese: la recensione
U.S. Palmese: la recensione – Credits: 01 Distribuzione

Niente di nuovo sotto il sole di Palmi

U.S. Palmese parte da una premessa assurda nella sua genialità. C’è il solito attaccante tanto giovane e talentuoso quanto svogliato e viziato. Qualcuno ha detto Balotelli? Probabilmente tutti (anche perché gioca inizialmente nel Milan) tranne i Manetti Bros che giurano sia solo una ispirazione tra tante per il loro Etienne Morville. E poi c’è una squadra che milita in Eccellenza tra alti e bassi e con il tifo costante di un intero paese tanto piccolo quanto appassionato.

La squadra ha bisogno di un attaccante per provare il salto nella serie superiore e l’attaccante è in cerca di una squadra dopo essere stato scaricato dopo le ennesime intemperanze. E se i due problemi avessero la stessa soluzione? Ne è convinto il vecchio don Vincenzo (Rocco Papaleo) che con incrollabile caparbietà convincerà i suoi concittadini a mettere insieme il denaro per ingaggiare il fuoriclasse in disgrazia. Che serve molto più dell’ospedale cittadino chiuso per mancanza di fondi.

Le buone idee in U.S. Palmese purtroppo finiscono qui. Perché da questo momento tutto scorre lungo binari talmente ovvi che si potrebbe mandare avanti fino ad un punto a caso e capire lo stesso cosa è avvenuto fino ad allora e cosa succederà dopo. Niente è davvero originale. Dagli sketch tra don Vincenzo e vari donatori più o meno inattesi alla abulia del campione svogliato. Dall’entusiasmo iniziale dei tifosi locali alla ostilità verso il deludente acquisto fino all’adorazione fedele quando i successi cominceranno ad arrivare.

Ed altrettanto percorsa col pilota automatico è la strada che porta Etienne prima dalle stalle della banlieu parigina alle stelle della scala del calcio e poi di nuovo giù tra i campi spelacchiati delle serie minori prima di tornare alle luci della ribalta che spettano inesorabilmente ai fuoriclasse. Idem dicasi per la squadra calabrese e il suo campionato alla ricerca di una troppo a lungo attesa cavalcata trionfale verso la promozione in serie D.

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Discorso analogo si può fare per i personaggi di U.S. Palmese che vanno a riempire le caselle obbligatorie per una commedia sportiva. Il tifoso visionario che non si arrende all’impossible e realizza il sogno di riscatto di una città? Vedi alla voce don Vincenzo. L’allenatore di periferia abituato a lavorare con quel poco o nulla che ha, ma capace di tirare fuori il meglio dal peggio che gli hanno affidato? C’è. Il campione che ha dimenticato gli affetti veri e si è perso per poi ritrovarsi grazie all’incontro con un mondo diverso dal suo? Qui si chiama Etienne Morville (il debuttante Blaise Alfonso). Gli ultras di varia estrazione sociale più folkloristici che pericolosi? Eccome se ci sono. I giocatori dilettanti che sacrificano il proprio tempo libero per passione e non denaro? Hanno la maglia neroverde della Palmese.

U.S. Palmese è un film dove c’è tutto quello che ci si aspetterebbe da un film di questo genere. Solo che è tutto talmente già visto che si fatica a trovare un motivo per vederlo ancora.

U.S. Palmese: la recensione
U.S. Palmese: la recensione – Credits: 01 Distribuzione

Giocare per non piangersi addosso

Potrebbe sembrare, da quanto detto sopra, che quella di U.S. Palmese sia un’operazione fallimentare. Non è esattamente così perché il giudizio non può prescindere dalle intenzioni che gli autori avevano al momento di scrivere la sceneggiatura. E non è certo rinnovare un genere ormai collaudato l’obiettivo che i Manetti Bros si pongono con questo film. È piuttosto quello di dare uno sguardo diverso ad un sud che non chiude gli occhi davanti ai problemi, ma decide di non lasciarsi annegare da essi.

Così a Palmi mancherà l’ospedale. La cittadina sarà pure spopolata e persa in una piana riarsa con scarse prospettive di sviluppo. I giovani avranno anche solo un bar dove incontrarsi in sere sempre uguali. La povertà potrà pure essere la compagna indesiderata di troppe famiglie. Ma tutti questi problemi non riusciranno a togliere ai palmisani la fiducia testarda in un domani che potrà essere migliore. Fosse anche solo perché si è finalmente vinto il derby con la Gioiese. O perché un campione strapagato ha deciso di lasciare la metropoli dorata per giocare a calcio tra compagni di squadra che gli unici dribbling li fanno per arrivare in tempo agli allenamenti dopo il lavoro di ogni giorno. È questo quell’orgoglio di essere palmisani che i Manetti Bros volevano mostrare in U.S. Palmese.

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Da questo punto di vista il film non può, quindi, essere giudicato un deludente fallimento. Perché appunto riesce ad esaltare la resilienza di un paese che sa convivere con le proprie difficolta senza perdere la volontà di giocare. E che sa anche aprirsi a nuovi rapporti affettivi senza dimenticare le tradizioni e fa niente se lo zito tanto atteso si rivela essere una zita. Quel che conta sono i sentimenti e quelli sono uguali sempre e comunque.

U.S. Palmese voleva essere una lettera a Palmi da parte di due figli distanti. E questo riesce ad essere con leggiadra convinzione.

U.S. Palmese: la recensione
U.S. Palmese: la recensione – Credits: 01 Distribuzione

Il calcio che c’è ancora a saperlo trovare

Meno convincente è, invece, l’altra operazione che il film si pone. È innegabile, infatti, che U.S. Palmese voglia anche essere un’apologia a favore del calcio delle serie minori. Un calcio che non è spettacolare e ricco come quello che inonda le tv e i giornali. Che non è fatto di campioni strapagati e stadi trasformati in centri commerciali. Così lontano dal marketing milionario delle squadre blasonate dei maggiori campionati europei da poter essere quasi considerato un relitto di un’era antidiluviana. Eppure, è proprio questo il calcio che i Manetti Bros intendono esaltare. Perché ha conservato quella dimensione perduta fatta di allegria e passione. Ciò che fa sì che basti un pallone e degli zaini a fare da pali per avviare interminabili partite in piazza.

Tutto molto vero, ma anche molto scontato. Si potrà obiettare che la verità non ha l’obbligo di non essere banale. Ma U.S. Palmese è un film e non un trattato di sociologia del calcio. E da un film si può pretendere che dica qualcosa che non si sia già letto con cadenza periodica ogni volta che cifre astronomiche vengono spese per questa o quella operazione di calciomercato. Per quello bastano gli editoriali variamente e spesso fintamente scandalizzati dei moralisti di turno. Non c’è bisogno dell’Ape car guidata dal don Vincenzo.

U.S. Palmese è, infine, un film che scorre piacevolmente grazie anche alla rodata bravura di Rocco Papaleo e di tutta una serie di caratteristi visti spesso in ruoli minori. Buona è anche la chimica con il cast più giovane che annovera un numero di volti nuovi (Blaise Alfonso, Giulia Maenza, Aurora Calabresi, Claudio Futia) che ben figurano in attesa di essere messi alla prova su test più impegnativi. Ma è anche un’operazione non strettamente necessaria di cui si poteva fare a meno. Se non ci fosse stata la necessità dei Manetti Bros di omaggiare la città materna, ovviamente.

Una commedia dopotutto gradevole da vedere in una domenica senza campionato dopo il classico pranzo abbondante. Perché, dovesse scapparci un sonnellino causa picco glicemico, ci si risveglierebbe senza necessità di far tornare indietro il film per vedere cosa si è persi. Tanto questo film non ha bisogno di essere vivisezionato con il VAR.

U.S. Palmese: la recensione

Regia e fotografia
Sceneggiatura
Recitazione
Coinvolgimento emotivo

Una commedia gradevole ma scontata tra calcio di un tempo che fu e resilienza di un sud che non vuole piangersi addosso

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Winny Enodrac

In principio, quando ero bambino, volevo fare lo scienziato (pazzo) e oggi quello faccio di mestiere (senza il pazzo, spero); poi ho scoperto che parlare delle tonnellate di film e serie tv che vedevo solo con gli amici significava ossessionarli; e quindi eccomi a scrivere recensioni per ossessionare anche gli altri che non conosco

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